Siamo spiacenti...

Rompo il silenzio stampa prima del previsto perché la crisi di pianto che ho trattenuto a stento in università ora ha bisogno di sfogo.
Premessa: stamattina stavo malissimo, ho lottato contro i crampi e la sonnolenza data dall'antidolorifico per riuscire a ripassare, poi mi sono recata a fatica in sede.
Notare che c'era lo sciopero, e il professore aveva detto "per chi ha problemi a venire al mattino, NEL POMERIGGIO mi sposterò nella sede di filologia classica", ovvero non ha specificato un'ora, ma un luogo approssimativo sì, così mi reco diretta in portineria alle 14:30 (per tempo, considerato lo scipero) e chiedo di lui. Il portinaio mi guarda come se fossi pazza, mi fa ripetere tre volte il nome e l'insegnamento, telefona in giro ma non sa dirmi nulla. In giro cartelli non ce ne sono, nessuno ne sa nulla. Così penso "è bloccato dai mezzi, arriverà più tardi e quindi ancora non sanno che ha cambiato sede a metà appello" e mi metto tranquilla con un amico nel cortile ad aspettarlo, tenendo sotto controllo l'entrata.
Il tempo passa e i mezzi ripartono, calcolo il tempo di arrivo dall'altra sede in cui suppongo sia ancora, ma nulla. Un esame fantasma.
Finché quasi alle 16:00, lo vedo USCIRE DALLA STESSA PORTINERIA DI PRIMA col registro sottobraccio. Era stato al piano di sopra tutto il tempo, aveva già fatto i suoi esami con gli studenti che si era trascinato dietro dall'altra sede, e ora se n'era andato.
Sessione conclusa, siamo spiacenti, torni tra tre mesi.
E io che ho passato gli ultimi tempi a morire su quei libri, avrei voluto staccare a morsi una colonna del chiostro e frantumarla sulla testa del portinaio. Poi ho sentito le lacrime salire, e ho pensato che sarebbe stato indecoroso uccidere un cretino piangendo, così ho recuperato il sangue freddo, ho preso una cioccolata calda, mi sono comprata l'ultimo cd dei The Gathering e ora scrivo una bella mail di vivace protesta alla segreteria didattica, e al professone in carbon copy.