23 novembre 2008

A night without

Ieri era una notte senza. Non perché mancasse qualcosa, ma perché aleggiava una canzone, A night without appunto¹.
Una notte con tutti i vecchi amici.
Una notte con delle vecchie canzoni.
Una notte in cui Michele indossava, come sempre anche quando non c'ero, la camicia che gli regalai 4 anni fa, eletta a divisa da concerto.
Una notte in cui è stata suonata anche Fuck it Up, vecchia e brutta e insulsa, ma speciale per noi che l'abbiamo sentita da appena composta quasi dieci anni fa e che saltavamo e la gridavamo ieri come allora.
Una notte per il revival, ballato sul cubo tra amiche come da adolescenti, sotto gli occhi di ragazzi ormai più giovani ma ugualmente sbavanti.
Una notte in cui anche se non li vedevi da più di una anno gli amici erano sempre amici, e ti chiedevano che avessi fatto e stessi facendo ora come se la tua assenza nell'ultimo enorme lasso di tempo fosse stata una fortuita breve cirocostanza.
Una di quelle notti che ti fanno chiedere perché hai smesso di mantenere i contatti, perché non fanno ancora parte della tua vita.
Una di quelle notti in cui il tuo amore per loro è lo stesso di un tempo e lo puoi anche dimostrare.

Tutto ciò lo scrivi ora.
Ora che sei ubriaca da un pranzo cui hai partecipato con il lui che teoricamente è quello sbagliato.
Lui che ha ricevuto inviti futuri dai tuoi amici, cosa che sai non buona, ma in fondo sei felice.
Lui che ti dice che vorrebbe stare con te ma che entrambi sapete non è la mossa giusta, o almeno non adesso e chissà per quanto.
Lui che comunque è colui a cui pensi quando vivi qualcosa di bellissimo che vorresti condividere, come la notte scorsa.
Lui che non ti toglie le mani di dosso, e che non riesci a smettere di desiderare.
Lui che, nonostante tutto, non vuoi etichettare perché sai come sei fatta e cambiare punto di vista su di lui ti farebbe più male degli altri.

A volte essere ubriaca è bello perché permette di scrivere senza filtri quello che pensi e provi.
Non vedo l'ora di essere sobria per rileggerlo e capirlo.

cervinia


¹Edito: citazione da un mio vecchio blog, 29/09/05:
"...proseguono con "A night without" e qui la testa parte, viaggia da sola, io conosco bene questa canzone, la conoscevo anche prima che la componessero, sin da quel post così vero e profondo che era proprio questo testo, "notte senza", ricordi Mic? Ne parlammo una sera..."

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05 novembre 2008

Deficitaria.

Siamo andati tutti e quattro a fare un aperitivo per festeggiare una piccola cosa di famiglia.
Tornando ha guidato la Micky perché era l'unica che non aveva bevuto alcool. Come si sa poi, io non guido particolarmente volentieri.
Arrivati sotto casa non c'è parcheggio quindi dobbiamo scendere in box, e lei pur neopatentata o quasi per la prima volta scende le stretta rampa e parcheggia di fianco alla macchina (nuova!) di papà, con un margine davvero minimo. Ci mette un paio di manovre più del dovuto, scende un po' agitata, ma è stata brava davvero. La abbraccio e le dico che sono fiera di lei.

Sarebbe un bel quadretto di famiglia.

Stiamo commentando la bella prova e quando mamma le dice "Beh del resto tu non sei come tua sorella, che sulla guida è un po' deficitaria," - e qui sorrido bonariamente perché anche se non proprio gentile, è vero - "come un po' in tutto nella sua vita."
Qui mi gelo. E come si dice, mi passa davanti tutta la vita, che è un po' un'esagerazione per dire che mi vengono in mente tutti insieme una serie di episodi significativi della mia vita.

Io a 9 anni, al mare, con una appendicite acuta non diagnosticata "da almeno un anno, forse due", a detta del medico, che a poche ore dalla peritonite convinco i miei a farmi operare in quell'ospedale poco attrezzato invece di correre a Milano rischiando la peritonite nel viaggio.

Io a 13 anni, con mamma in ospedale per un'operazione, che mi occupo di mia sorella di 4 anni più piccola, le preparo da mangiare e le faccio fare i compiti.

Io un paio di anni dopo che ripeto la stessa trafila, cambia solo l'operazione di mamma.

Io a 19 anni che dormo nelle stazioni di mezza Europa e comunico a gesti con la popolazione di posti dove non si parla nemmeno l'inglese, per due settimane.

Io a 21 anni che mentre papà lavora fuori città faccio i turni con mamma per assistere mia sorella in ospedale che ha qualche malattia neurologica che i medici non riescono ad identificare.

Io a 22 anni che vengo letteralmente investita in macchina da un SUV che per un pelo non mi porta via le gambe prima di capovolgersi e prima ancora che la mia macchina fuori controllo si fermi da sola sto già chiamando i soccorsi per quegli altri.

Io a 23 anni che vivo all'estero in un paese straniero in un ambiente totalmente diverso, in un clima 20° più freddo e perennemente ghiacciato, e mi adatto adogni difficoltà che incontro.

Non è nulla di speciale in assoluto, ma dimostra che ha torto, torto marcio. Non sarò superwoman ma non sono una fallita, e soprattutto le palle le ho.
Non è la prima volta che mi offende senza ragione, inizio a urlarle contro. Lei ride e sdrammatizza. Accorre papà a vedere che succede. Gli dico "Mi ha offesa e non mi chiede nemmeno scusa." Lei ridacchia delle scuse poco convinte. La mando al diavolo e mi caccio in doccia.

E adesso mi vesto, mi trucco, ed esco, e ci provi soltanto a dire mezza parola.

"I figli cominciano con l'amare i propri genitori;
crescendo li giudicano e, a volte, li perdonano."
Oscar Wilde, Il Ritratto di Dorian Gray

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