26 maggio 2010

L'amore non basta. Però...

Quasi due anni fa scrivevo che l'amore non basta.
Meno di una settimana fa, qualcuno ha usato le mie stesse parole senza saperlo, e mi ha fatto chiedere cosa è cambiato per me da allora.

Più o meno nulla.

Ancora credo che l'amore sia un sentimento bellissimo che non può che essere però solo una base su cui costruire, e non le mura.
Ancora credo che i compromessi siano necessari, ma che non sia obbligatorio accettarli.
Ancora credo che l'Amore Perfetto non esista.

Però ho imparato che ascoltarsi (se stessi e reciprocamente), è il primo passo.
Ho imparato che non si tratta di venirsi incontro su strade divergenti, ma di capirsi, sentirsi, sentire come sente l'altro.
Ho imparato che non si tratta di camminare insieme, ma di camminarsi accanto, e che quando la strada è sconnessa, scambiarsi momentaneamente di posto può risolvere le cose.
Ho imparato che quelle astratte banalità romantiche del donarsi il cuore sono verissime. Perché per amarsi, per amarsi bene, bisogna innanzi tutto stare in equilibrio senza danneggiare quel pezzetto di carne viva che ti ritrovi in mano. Vicendevolmente.
Nessuno può proteggere da solo il proprio cuore se non riprendendoselo.

Ma soprattutto ho imparato che per quanto tu possa leggere, ascoltare e chiedere, non troverai niente e nessuno che possano dirti qual è il "tuo" modo.
E si torna così all'ascoltarsi.
Ascoltare quel che si vuole, anche quando si contraddice da sé.
E ascoltare quello che vuole l'altro, anche quando si contraddice.
Ma soprattutto, tralasciare del tutto ciò che ti è stato insegnato come "giusto", se non lo senti tale.

La meraviglia è quando si sentono le stesse cose.
Quando capisci quali sono gli "angoli da smussare, e altri da lasciare integri accettando che pungano".
Quando capisci quando è inevitabile farsi male, ma sai anche che è giusto così perché ci vuole anche quello.
Quando sai, quando sapete, che l'amore è una cosa così fragile, sottile, labile, che ne fate tesoro senza appoggiarvici.


Allora è come guardarci attraverso una bolla di sapone iridescente in bilico sui nostri nasi.

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Courtesy of Liisu

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08 maggio 2010

Carezze

La prima cosa a colpirmi è l'odore di eucalipto che emanano le sue mani mentre me le passa sul viso leggerissime, appena sfioranti. Arrivano ai capelli, le dita vi si mischiano, me li tirano indietro. Mi copre gli occhi con una benda che ha lo stesso profumo balsamico, mi dice di non cercare di guardare, di lasciare che sia il mio corpo a sentire cosa accade. Cancello l'immagine delle pareti di legno chiaro, delle candele azzurre tutt'intorno, e ne sento invece il profumo e il calore, che si mischiano con la musica di sottofondo, in una senzazione di benessere generale.
Lentamente, curando i gesti come per farmene assaporare l'attesa, scosta il telo che mi copre, e inizia ad accarezzarmi le gambe, una per volta partendo dai piedi e risalendo piano verso l'inguine, e un profumo di lavanda si mischia a quello dell'eucalipto che ho sul viso.
Decido di non assecondare per niente i sui movimenti, di lasciare che mi muova come una bambola di pezza.
Sento che si muove, cambia posizione, ma non toglie mai le mani da me. Non vuole farmi mancare il contatto. Strascica una carezza con una mano mentre con l'altra mi ricopre col telo, le sue dita percorrono in salita la mia pelle mentre mi scopre il seno e il ventre, e ricominciano a esplorarmi un centimetro alla volta come se stessero creando una mappatura del mio corpo, come se mi stessero interrogando e allo stesso tempo imparando.
Mi fa girare, senza scoprirmi mai del tutto, senza quasi mai parlare, se non per ammirare il tatuaggio che campeggia sulla mia schiena, e ricomincia, instancabile, il suo gioco di ipnosi tattile. Credo che se mi dicesse di compiere la più piccola azione, non ne sarei in grado, sono in una specie di torpore e giaccio nella più completa fiducia.
Mi fa girare di nuovo, mi copre completamente, fino al mento, e mi percorre a lunghe carezze attraverso la stoffa. Poi mi fa alzare, mi porge una tazza tiepida che sa di zenzero e di zucchero, e mi dice "vado a lavarmi le mani, prenditi il tempo che ti serve."

Ah, non ve l'avevo detto che ho iniziato un ciclo di massaggi?

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