11 maggio 2008

Ex libris

Ho imparato a leggere a 3-4 anni.
Quando ero piccolissima la mia nonna paterna mi regalò un set di letterine di plastica, e io giocavo con mamma sul mio tappetone azzurro a comporre le parole. Ho iniziato così.
Mentre la altre bambine dormivano con bambole e pupazzi, io mi svegliavo la mattina con la mia A rossa stretta ancora in mano.
Quelle letterine le ho ancora.

I libri sono sempre stati un grande amore per me. Leggevo i classici per bambini che prendevo sugli scaffali della scuola,e la mia prima tessera alla biblioteca comunale risale alle elementari.
Mamma non doveva preoccuparsi che facessi i capricci per una Barbie o un My Little Pony, in compenso pestavo i piedi per i Gialli Junior Mondadori e i libri del Battello a Vapore - sempre rigorosamente della fascia d'età superiore alla mia.
Papà s'arabbiava perché leggevo per strada e sbattevo contro le persone - pretendendo d'aver ragione, pure: non hanno visto che sto leggendo? Che si spostino!

Adesso ho imparato a tenere in agguato la visione periferica e a evitare anche le macchine.
Leggo sul tram, in sala d'aspetto dal medico, persino in università se la lezione è noiosa. E, ovviamente, perdo spesso il sonno perché prima delle 3 non riesco a staccare, la notte.
Classici, romanzetti, saggi e manuali. Sempre più di uno alla volta. Per alcuni ci vogliono due giorni, per altri due anni.
Spendo più soldi in libri che in vestiti. Che poi libri me li faccio prestare e li prendo in biblioteca, ma nulla supera l'odore della carta nuova e la sensazione che da il pensare "è mio".
I miei amici lo sanno, e al mio compleanno quasi tutti i pacchetti sono rettangolari :)

Perché scrivo questo? Perché non sono potuta andare alla Fiera dei Libro.
E perché il post di Giak mi ha messo tristezza.

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04 maggio 2008

In motion

Sono tornata, di nuovo. Dalla Spagna stavolta.
Molti neanche sapevano che me ne fossi andata.

Non riesco a stare ferma, è come se un'inquietudine diffusa mi impedisse di rientrare nei ranghi.
Da quando sono tornata, un mese ormai, avrò rivisto solo 4-5 persone, quell'unica sera di euforia per il rientro. Per il resto mi sono ammazzata di studio, mi sono ammazzata di lavoro, e poi mi sono ammazzata di chilometri e, da domani, ricomincerò ad ammazzarmi di studio.

Qualcosa è cambiato e cerco di stargli dietro, anche se arranco.
La laurea è vicina. Anzi, è lontana, ma la vedo, finalmente. Quindi corro.
E cerco una via verso una mia vita, ora che ho assaporato l'indipendenza e la vita familiare mi sta anche più stretta di prima.

Ho voglia di vedere persone.
Persone che non vedo mai, e che tuttavia sento anche più vicine di chi vedo regolarmente.
E persone che usavo vedere regolarmente, e che per qualche motivo non vedo più.
Persone vicine e persone lontane, non importa che per vederle debba camminare cinque minuti o farmi ore di treno.

Tra i programmi a breve termine, molti libri da leggere, qualche pausa pranzo in compagnia, un paio di colloqui coi professori, un po' di shopping e alcuni (auto?)scatti.
Prendere un po' di sole, togliermi dalla pelle il candore finnico.
Ricominciare a scrivere, a partire da una lettera.
Comprare un vestito arancione. E anche delle scarpe nere, col tacco.
Sentirmi bella ancora una volta, sempre a modo mio.

E poi cantare, cantare tanto, e meglio, ma soprattutto, non più solo per me.


one hundred worlds will see me
passing by...

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