De amicitia
Ho avuto molto da rilfettere ultimamente sul concetto di amicizia.
Facciamo un esempio. In un insieme di persone A abbiamo x che porta via la ragazza a y. Giustamente x non vuol più vedere y (né la sua ex, che chiameremo z). Che succede? Che tutti gli elementi n dell'insieme A continuano a voler bene e stimare allo stesso modo di prima x, y e z, e che sta a loro tre organizzarsi per non doversi incontrare in eventuali occasioni di ritrovo. Questa è amicizia.
Ora prendiamo l'insieme B. Sorge un equivoco tra da una parte x e dall'altra y e z. Invece di risolverlo x cova e aizza gli elementi n contro y e z. Risolvere l'equivoco non serve perché ormai y e z vengono ostracizzati a priori da tutti gli n. Questa è povertà di spirito.
Certa gente perde di vista i grandi valori per impuntarsi sui capricci spacciandoli per princìpi morali.
Certa gente non mi dispiace averla persa per strada, del resto.
Ho ritrovato tutta la fiducia nell'amicizia in un attimo però.
Aspettare l'alba su una sdraio avvolti in una grande coperta parlando dei recenti cambiamenti delle nostre vite.
Rendermi conto che non ricordo quando e dove ho conosciuto il mio ragazzo perché ci conoscevamo da tanto tempo prima di metterci insieme.
Cantare insieme sotto il palco le canzoni del gruppo che è cresciuto con noi, unendo due gruppi di amici che ora dopo anni non si distinguono più.
Sentire un bestemmiatore ateo scusarsi per il linguaggio con un cattolico.
Non ricordarmi cos'ho mangiato a pranzo, ma chiedere a quella persona che non vedo né sento da tanto tempo se ha poi passato quelle selezioni di cui mi aveva parlato mesi prima.
Ricevere un complimento solo perché lo pensa davvero, senza secondi fini.
Ridere a crepapelle con la sorella e la nuova ragazza del mio ex, come se ci conoscessimo da una vita.
Avere davvero quell'impressione.
Sentirmi a mio agio con tutti loro, sempre e comunque nonostante quello che sono e quello che faccio.
Queste sono le cose che contano.
Facciamo un esempio. In un insieme di persone A abbiamo x che porta via la ragazza a y. Giustamente x non vuol più vedere y (né la sua ex, che chiameremo z). Che succede? Che tutti gli elementi n dell'insieme A continuano a voler bene e stimare allo stesso modo di prima x, y e z, e che sta a loro tre organizzarsi per non doversi incontrare in eventuali occasioni di ritrovo. Questa è amicizia.
Ora prendiamo l'insieme B. Sorge un equivoco tra da una parte x e dall'altra y e z. Invece di risolverlo x cova e aizza gli elementi n contro y e z. Risolvere l'equivoco non serve perché ormai y e z vengono ostracizzati a priori da tutti gli n. Questa è povertà di spirito.
Certa gente perde di vista i grandi valori per impuntarsi sui capricci spacciandoli per princìpi morali.
Certa gente non mi dispiace averla persa per strada, del resto.
Ho ritrovato tutta la fiducia nell'amicizia in un attimo però.
Aspettare l'alba su una sdraio avvolti in una grande coperta parlando dei recenti cambiamenti delle nostre vite.
Rendermi conto che non ricordo quando e dove ho conosciuto il mio ragazzo perché ci conoscevamo da tanto tempo prima di metterci insieme.
Cantare insieme sotto il palco le canzoni del gruppo che è cresciuto con noi, unendo due gruppi di amici che ora dopo anni non si distinguono più.
Sentire un bestemmiatore ateo scusarsi per il linguaggio con un cattolico.
Non ricordarmi cos'ho mangiato a pranzo, ma chiedere a quella persona che non vedo né sento da tanto tempo se ha poi passato quelle selezioni di cui mi aveva parlato mesi prima.
Ricevere un complimento solo perché lo pensa davvero, senza secondi fini.
Ridere a crepapelle con la sorella e la nuova ragazza del mio ex, come se ci conoscessimo da una vita.
Avere davvero quell'impressione.
Sentirmi a mio agio con tutti loro, sempre e comunque nonostante quello che sono e quello che faccio.
Queste sono le cose che contano.
Etichette: microchip emozionale, vita vissuta